incesto

Erminia


di grossacappella1975
13.10.2009    |    65.379    |    1 7.8
"A terra cumuli di aghi ammassati in ordine..."
Erminia è mia zia. E' la sorella maggiore di mia mamma.
Per molto tempo le sue tette sono state le uniche che abbia sfiorato.
Questo racconto prende spunto dalla mia vita reale, portandola sin dove mi sarebbe piaciuto arrivare.

A 15 anni è naturale che i tuoi ti rompano ancora le palle e che ti costringano ad andare in "ferie" con loro.
Per noi, le ferie, erano delle code interminabili sino alla vicina spiaggia nella nostra macchina.
Macchina piccola. Macchina proletaria, ma miracolosamente capace di ospitare cinque persone.

Il tutto comincia così, con una coda. Mio padre alla guida, mia madre seduta davanti.
Dietro, io sempre seduto al centro. Alla mia sinistra sempre mia zia.
L'auto è stretta e io devo tenere sempre le braccia conserte.

Una delle caratteristiche delle code è che c'è sempre qualcuno che deve superare. Anche se non si può.
Così accadde anche quel giorno. Uno supera, la nostra macchina viene chiusa verso destra, noi sballottati dentro.
"Che stronzo!" l'invettiva di mio padre.

Dietro qualcosa è cambiato. Sento qualcosa di caldo, di morbido. Qualcosa che prima non c'era.
Nel trambusto la mia mano destra poggia ora sulla tetta destra di mia zia.

Io ho 15 anni, lei ne ha 40 di più. Zia è una donna magra, alta 1 e 60, con una prorompente sesta di tette!
Il fatto di toccare una delle sue tette mi fa diventare il cazzo duro all'istante.

Con la scusa del trambusto non tolgo la mano, la lascio li incuriosito.
Guardo fisso davanti a me. Il cuore batte a 1000 per la paura e per l'eccitazione.

E' la mia prima esperienza di sesso e mi piace.
Timidamente inizio ad esplorare quella morbida rotondità. Muovo piano un dito aspettando che mia zia si ribelli e mi scacci dal suo corpo.

Non lo fa; e questo mi da coraggio.
Proseguo nella mia esplorazione.
In una curva vengo schiacciato verso di lei e il mio dito spinge violentemente nella sua tetta.
Devo averle fatto male, ma non reagisce, non dice ne fa nulla.

Mi giro verso di lei, sta guardando fuori dal finestrino.
Allungo un altro poco il dito.
Sorprendo il suo capezzolo a riposo.
Ci rimane solamente per pochi istanti.
Lo senso crescere, diventare duro sotto il mio dito mentre ci giro attorno.
Continuo a stuzzicarlo finché non arriviamo alla spiaggia.

Con la scusa della sabbia che scotta, mi precipito a bagnarmi i piedi in acqua. Lo choc termico mi fa smorzare il cazzo.
"Dove eri andato?" mi chiede mia mamma.
"A bagnarmi un po' i piedi, mi ero ustionato a camminare fin qua! Ma perché dobbiamo sempre fare un chilometro di sabbia prima di piantare l'ombrellone?"
"Basta! Sempre che ti lamenti!" mi zittisce mia madre.

Inizio pian piano a spogliarmi, evito di guardare mia zia, non vorrei mi tornasse duro.
La vedo che si toglie il vestitino e rimane con un costume intero coloro viola. Il capezzolo destro si fa ancora ammirare.
Tra le gambe si vede una leggera macchia.
"Oggi fa un caldo che son tutta sudata", dice forse per nascondere la macchiolina tra le gambe.
Siamo in pieno agosto, è un'ovvietà che faccia caldo e quella frase mi sembra tantissimo una scusa.
Passo l'intera giornata a guardarla, a scrutarla. E' il mio oggetto del desiderio.

"Martin! Dai che femo do passi!", mia zia parla spesso in dialetto e ha la mania di chiamarmi Martin, Martino. Un nome che centra nulla con il mio.
Mia mamma si limita a dire di mettermi la cremina, il mio babbo sta già giocando a bocce col vicino interista a cui rinfaccia le ultime vittorie della sua Juve.

Non mi piace passeggiare, ma ho giocato con una sua tetta sin poco fa, si merita che la accompagni a far due passi.

Vicino alla spiaggia dove andiamo c'è una piccola pineta. Dei pini marittimi mezzi morti che fanno tristezza a vederli.
"Dai che vedemo i pini!", mi dice mia zia.
"Ma sono lontanissimi!", rispondo lamentandomi come al solito.
"Ma non ti va di vederli con la tua zietta?"
Era la prima volta che usava il termine zietta. Annuii.

La pineta, era un posto calmo. I rumori della spiaggia arrivavano ovattati. A terra cumuli di aghi ammassati in ordine.
Qualcuno curava quel posto.

"Oh finalmente!" disse zia.
"Avevi voglia di tranquillità?"
"Più che di tranquillità de far la pipì"
"Ma non potevi andare ai bagni?"
"Te scherzi? Ti prendi le malattie!"

Mia zia è fissata con le malattie. Al mare non usa i bagni pubblici, se proprio deve si immerge un po' in acqua e la fa lì.
Al bar beve il caffè dalla parte del manico. Così è sicura di non metter bocca dove la mettono altri.

"E se qualcuno ti vede?" chiedo un po' preoccupato
"Ma va là! Siam soli! L'unico che pol veder sei te!" mi disse fissandomi negli occhi. Io arrossisco un po' e sento che il cazzo inizia a gonfiarsi.
"Ehm, dai non guardo...anzi...la faccio pure io...e intanto sto di guardia". Come se un ragazzetto della mia età potesse proteggere qualcuno da qualcosa.
"Bravo Martin!" e mi fa una carezza. In quel momento, sentendo la sua mano sul mio viso, mi vergogno un po' di quello che ho fatto in auto.
Mi sento legato a lei, e per la prima volta la vedo come donna e la trovo stupenda.

Ci misi un bel po' per trovare il posto giusto. Non tanto per permettere a zietta di pisciare, quanto a me di poterla spiare senza essere visto.
C'era un pino enorme con un collinetta di terra e qualche arbusto vicino.
Si guardò attorno. Il posto era riparato e sembrava lontano chilometri dalla spiaggia. Si raccomandò di non guardarla.
"Ehm quando hai fatto...chiama".
Sparii in direzione opposta alla sua, feci un giro e mi appostai sulla collinetta: un ammasso di terra finita li chissà come.

Pisciai velocemente cercando di non far rumore. Non volevo capisse che ero davanti a lei.
Mia zia stette un paio di minuti a guardarsi attorno.
Poi, quando fu sicura di essere sola, si accoscio e spostò di lato il costume liberando la figa.

Era la prima figa che vedevo dal vivo. Un cespuglio di peli arruffati e neri.
Almeno così sembravano da dove mi trovavo.

Zia mise la mano sinistra tra le cosce e si aprì la figa. Inarcò un po' il corpo all'indietro e pisciò.
Vedere quella fontanella dorata uscire dal suo corpo e bagnare il polveroso terreno mi regalò un'erezione istantanea.
Estrassi il cazzo e iniziai a segarmi.

La sua pisciata sembrava non finire mai. Un paio di volte finì, si massaggiò un po' la passera ed emise altri due, tre schizzi potenti.
Zia si alza. Ormai ha svuotato la vescica.
La vedo guardarsi in giro, in piedi con la fica all'aria. Tra poco mi chiamerà, metto via il cazzo ancora duro, non ho finito la sega.

Zia continua a guardarsi attorno, poi improvvisamente guarda dalla mia parte. Rimango immobile, trattengo il fiato.
Continuava a fissare verso di me; poi sposta la spallina destra ed estrae la tetta che toccavo in macchina.

La visione è sublime. Estraggo di nuovo il cazzo.

Mia zia è a pochi metri da me, è li mezza nuda che scruta la sua tettona destra.
La gira un po' e vedo chiaramente sulla pelle non ancora abbronzata una macchia rossa.
Deve essere il punto dove ho premuto col dito in auto.

Si massaggia il tettone come a sentire se gli fa male.
Si guarda in giro. E poi bacia il suo capezzolo. Lo tintilla, ci ruota attorno il dito come facevo io in auto e lo tira pizziccottandolo un po'.

Zia sta giocando con la sua tetta.
A quella visione non resisto estraggo il cazzo e con pochi colpi sborro copiosamente a terra.

Vedo zia mettersi una mano tra le gambe ed iniziare un lento movimento circolare. Si sta masturbando.

Mi ricordo improvvisamente di come mi sentivo quando qualcuno mi interrompeva la sega.
Insoddisfatto, voglioso e con l'unico desiderio di finire quello che stavo facendo.
Spero sia così anche per le donne e mentre lei si morde il labbro inferiore, la chiamo di gran voce.

"Zia Erminia!"
Fa un salto tremendo e in un attimo si risistema alla meglio.
"Zia hai finito??", continuo a dire avvicinandomi da un altro punto.
"Oh, Martin! Che colpo!" dice rossa in viso. "Sì, beh, sì ho finito", le si legge in volto che sperava di finir altro.
Guardo la chiazza di piscia a terra. "Però ne dovevi fare tanta!"
Mia zia imbarazzata, "Oh scappava...scappava!" viene verso di me e mentre cammina noto che un ciuffetto di pelo si intravede ad ogni passo.

Rimango a fissarla tra le gambe e lei se ne accorge.
Guarda verso la sua fica e lo nota. Senza troppi problemi allarga leggermente le gambe, tira un po' il costume e lo fa sparire dalla vista.

"Ah però!" esclamo compiaciuto.
Mi sorride a mi prende sottobraccio.

"Torniamo prima che gli altri ci diano per dispersi" mi dice stringendomi facendomi sentire il petto.
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